La ragazza che cadde in fondo al mare: Recensione [Review Party]

Buonsalve gente!

Sono molto felice di aver potuto prendere parte al Review Party di La ragazza che cadde in fondo al mare di Axie Oh. Posso finalmente inaugurare ufficialmente il blog del mio sito con un articolo legato ad una delle mie gioie più grandi dell’ultimo periodo: il fantastico asiatico.

Lungi da me essere un’esperta, sono piuttosto una persona curiosa che ha visto nella corrente asiatica del fantasy una ventata di aria freschissima, piena di folklore, scrittura interessante e originalità.

La perizia di scrittura de La Grazia dei re mischiata all’immaginario orientale, le rivisitazioni delle storie mitiche de La ragazza che cadde in fondo al mare e Spin the down ( il racconto di Shim Cheong-jeon e il Bovaro e la Tessitrice), l’apertura mentale e il coraggio di Iron widow, l’emotività e l’originalità di Lei che divenne il sole. Questi sono solo alcuni dei testi letti recentemente che vantano delle orgogliosissime tradizioni asiatiche che diventano parte integrante (e valore aggiunto) di narrazioni, diverse tra loro, ma accomunate da un’estetica e un modo di narrare attento e personalissimo che fa tesoro delle origini e della cultura di chi li ha scritti.

In un occidente esterofilo e attaccato al sogno americano è bello vedere quanto l’Asia sia riuscita, invece, a fare patrimonio della propria cultura che emerge proprio ora che il terreno è fertile per poterla accogliere e comprendere.

la ragazza che cadde in fondo al mare

Caratteristiche libro:

La ragazza che cadde in fondo al mare e il racconto di Shim Cheong-jeon

La vicenda è basata sulla storia di Shim Cheong-jeon, il racconto coreano che celebra l’amore famigliare e la devozione dei figli verso i genitori; è così importante questo collegamento che la fiaba viene addirittura nominata nel testo e la protagonista compare come personaggio secondario.

Come in molti dei racconti della tradizione, la protagonista nasce da genitori che solo in tarda età, e dopo tante preghiere al cielo, riescono a concepire un discendente. Tuttavia, la madre di Shim Cheong muore pochi giorni dopo il parto e suo padre, tra grandi sforzi dovuti dalla sua cecità, troverà una balia per allattare la piccola. Una volta cresciuta, sarà Shim Cheong a prendersi cura del padre, arrivando persino a sacrificare la sua vita pur di permettergli di riacquistare la vista. Il dio drago, commosso della devozione della giovane, la salverà riportandola alla vita in un fiore di loto. All’interno di questo fiore, galleggiando sulle onde come una Venere, sarà ritrovata e portata in dono al re, con il quale convolerà a nozze. Una volta regina, riuscirà a ritrovare suo padre che riacquisterà magicamente la vista concludendo così la storia in uno splendido e rincuorante lieto fine.

Vedete, è fondamentale informarsi sulle fonti che hanno dato origine ai racconti legati ad altre culture, non solo per una forma di rispetto ma, soprattutto, perché molti dettagli e riferimenti rischiano di sfuggirci, non essendo noi parte della cultura che viene trasposta, e con essi se ne andrebbe anche una buona parte della simbologia (e quindi messaggio) del testo.

Ho scoperto che per la cultura coreana è estremamente importante questa storia perchè rappresenta uno degli ideali fondamentali: il rispetto per le generazioni precedenti e il prendersi cura di loro. Vi consiglio di approfondire attraverso questo articolo scritto da persone molto più informate e competenti di me sull’argomento.

La ragazza che cadde in fondo al mare: Sinossi

Tremende tempeste devastano da secoli il paese di Mina. È la furia del Dio del Mare, un tempo benigno, che si scatena, crede la gente. Per placarlo tutti gli anni una fanciulla viene gettata tra le onde. Sono in molti a pensare che la bellissima Shim Cheong, fidanzata del fratello di Mina, Joon, porrà fine a tutta quella sofferenza. Ma la notte in cui Cheong dovrebbe essere sacrificata, Joon la segue, pur sapendo che ciò significherà morte certa. Per salvarlo, Mina si getta tra i flutti al posto di Cheong. Trasportata nel Regno degli Spiriti, la ragazza si mette in cerca del Dio del Mare, ma quando lo trova scopre che è prigioniero di un sonno incantato. Con l’aiuto di un giovane uomo misterioso e di una bizzarra banda di demoni e spiriti, Mina decide che risveglierà il Dio del Mare e farà terminare una volta per tutte le tempeste assassine. Ma un essere umano non può vivere a lungo in mezzo agli spiriti. E c’è qualcuno disposto a tutto pur di non risvegliare il Dio del Mare…

Come leggiamo dalla stessa sinossi la protagonista, Mina, si sostituisce al destino scelto per Shim decidendolo di sua spontanea volontà la sua sorte, in virtù dell’affetto verso il fratello, ricalcando il valore cardine di amore famigliare ma introducendo un elemento cardine del femminismo e della modernità: la scelta.

Più volte nel romanzo Mina si troverà a discutere sul destino, su come ci forgi e dalle nostre scelte venga forgiato, forte di una personalità attiva scriverà un cammino che, dall’avventura all’amore, è costruito dalle sue decisioni, combattendo l’arrendevolezza connotata in ‘ciò che ci si aspetta’ da lei. Un macigno enorme, l’aspettativa altrui. Soprattutto in contesti tradizionali e mitici, ed è qui la forza del personaggio, nel vincere la sorte continuando a portare avanti lo scopo del mito: insegnare. Mina ci insegna a lottare per quel che vogliamo, scegliendo il compromesso con ciò che è giusto senza mai perdere di vista chi siamo davvero.

L’autrice è molto brava a comporre una visione nuova della storia senza però corrompere e condannare il passato. Scrive una nuova via, più vicina alla modernità, inserendo un personaggio connotato di una forza di spirito e un coraggio che riuscirà a guidarla tra le innumerevole vicende della storia senza farla sembrare una mera metafora di quello che ‘dovrebbe’ e quindi che tutte ‘dovrebbero’.

In un’intervista racconta infatti che:

Sento che è decisamente più “ispirato da” piuttosto che una rivisitazione. Quando ero più giovane avevo un libro illustrato intitolato Sim Chung and the River Dragon di Ellen Schecter, basato sullo stesso racconto popolare. Il racconto popolare originale era un racconto popolare orale, un pansori, quindi non era molto lungo, era per lo più mimato e ballato. Inoltre, avevo letto una versione tradotta e sinceramente non so quale sia la differenza, ma questo libro illustrato è stata la mia prima introduzione al racconto popolare. Da allora ho letto tutte queste diverse versioni che sono uscite, ma sono essenzialmente tutte uguali, hanno tutte Shim Ch’ŏng come figlia rispettosa. Ma è anche un Confuciostoria, quindi ci sono molti temi patriarcali e la pietà filiale è una parte davvero importante della storia, motivo per cui penso che il mio libro venga commercializzato più come una rivisitazione femminista. Dà la priorità allo sguardo femminile, alle scelte femminili e non all’originale, che riguarda più la pietà filiale e più la figlia rispettosa. Questo è anche il motivo per cui non volevo necessariamente fare una rivisitazione diretta, perché non volevo calpestare il racconto popolare originale. E quindi stavo per creare il mio personaggio originale, Mina, e Shim Ch’ŏng sarà invece un personaggio secondario in questa storia, che ha davvero contribuito a creare quel contrasto.

La ragazza che cadde in fondo al mare, un luogo pieno di tradizioni, spiriti e dei

La forza del romanzo è la commistione tra ciò che è folkloristico, sapientemente scelto e inserito in una trama che può interessare un lettore moderno, anche di un’altra cultura. Creature mitologiche, che abbiamo sentito nominare anche solo vagamente, prendono forma davanti a noi in maniera vivida e compongono un mosaico dalla scrittura efficace ed estremamente emotiva. Nella stessa intervista che citavo prima l’autrice chiarisce che la sua idea fosse quella di creare descrizioni molto ‘cinematografiche’, proposito che mi sembra più che rispettato nelle scene colorate di una dimensione sottomarina che incontra il ricco mondo degli spiriti.

Persino il discorso divino viene trattato con occhi moderni: Mina finisce per porsi le stesse domande del lettore, anticipandolo. ‘Perché dobbiamo tanto agli dei se non abbiamo niente in cambio?’ ‘Perché le preghiere non sono ascoltate?’.

Personalmente le conclusioni di questo discorso non fanno per me ma, da occidentale che non è in pace con il suo dio, mi permetto di fare un passo indietro. Questa non è la mia storia, ma è una storia scritta anche per me dove, per apprezzare il discorso, bisogna uscire un po’ dalla propria confort zone e cercare di comprendere una visione del mondo diversa dalla nostra. Un’esperienza che può non avermi sempre trovata d’accordo ma che mi ha profondamente arricchita.

La ragazza che cadde in fondo al mare potevo essere (anche) io

Non so se sono la persona giusta per parlarvi di questa storia, io che da sempre professo che il ‘sangue è acqua’, che non credo nella forza del destino, che vedo la lealtà verso me stessa come cardine della mia esistenza, svincolandomi dalle aspettative sulla mia persona. Eppure Mina potevo essere (anche) io, lo sono stata per alcune tappe del percorso, ho condiviso alcune decisioni e mi sono commossa in diverse parti del testo.

Conoscevo il materiale alla base del testo, sapevo esattamente come sarebbe andata la vicenda fino alla fine eppure la scrittura attenta di Axie Oh non mi ha delusa. Non funziona così con le fiabe? Sai come andranno a finire ma il narratore giusto può fartele vivere come se fosse la prima volta.

Consiglio questa lettura perché è immaginifica, emotiva e interessante, perché è bello vedere come un’autrice possa celebrare le sue origini e il suo passato senza doverlo censurare e abiurare, ma proseguendo il percorso che la mitologia ha fornito alla sè stessa bambina, in una storia che, da adulta, ha ancora tanto da dire.

Ringrazio Oscar Vault per la copia e Francikarou per avermi inclusa in questo Review Party!

GIULIA BIFROST

Sono una scrittrice e content creator che ha fatto della comunicazione scritta e digitale il suo scopo, aiuto professionisti ed imprese a raccontarsi al meglio. 

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